"Una cultura non è superiore ai suoi boschi" W.H. Auden


Il legame di Roger Deakin con le foreste è sempre stato molto forte. A cominciare dal nomen omen del cognome materno, Wood, che sembra indicare una sorta di vocazione familiare al legno, ma soprattutto perché tutta la vita dell'autore inglese è stata caratterizzata da una vera e propria "simbiosi" con la natura, gli alberi e gli animali del bosco. Per il suo impegno in loro difesa, Deakin può essere paragonato a un Robin Hood del nostro tempo.


Un'epopea familiare 

Per cominciare dal principio: mia madre di cognome faceva Wood, “bosco” o “legno”. Il terzo nome di mio padre era Greenwood: Alvan Marshall Greenwood Deakin. Il mio trisnonno possedeva il deposito di legname di Walsall: Wood’s of Walsall. Provengo dunque dalla tribù del bosco e, nonostante abbia letto più volte Nel bosco di Thomas Hardy, niente riesce a commuovermi quanto le vicende di Marty South, Giles Winterbourne e Grace Melbury. Sono figlio della foresta; la linfa mi scorre nelle vene.[...] 

Quando, trent’anni fa, sono giunto per la prima volta nel Suffolk, ho trovato questo casale in stile Tudor, con la tipica facciata decorata da travi di quercia, e ho passato un anno a ristrutturarlo con le mie mani; era ridotto così male che, durante i lavori, mi sono dovuto accampare in giardino. Quando finalmente ho iniziato ad abitarvi tutte le creature e le piante abituate a entrare e uscire attraverso le numerose crepe nei muri, hanno continuato a farlo indisturbate. Le rondini nidificavano nel camino; nelle notti estive i pipistrelli, trovando le finestre spalancate, svolazzavano nelle camere da letto al piano superiore e in casa avrà ospitato, occhio e croce, qualche centinaia di ragni. Al tempo della ristrutturazione avevo persino una macchina col telaio in frassino, la Morgan Plus Four. 

Poi ho costruito il fienile di legno con travi e pioli di quercia, senza usare chiodi; e ho allestito un laboratorio con un tornio in cui ogni tanto lavoro il legno, faccio mobili, ma soprattutto scodelle. Per un po’ mi sono guadagnato da vivere costruendo e riparando sedie, che rivendevo a un banco del mercato di Portobello. Successivamente ho lavorato per l’associazione Amici della Terra, collaborando alle campagne per la salvaguardia delle balene, dei boschi e delle foreste pluviali, e ho fondato la Common Ground (Terra Comune), un’associazione ancora oggi impegnata nella difesa dei frutteti tradizionali e delle 6.000 varietà di mele censite nel nostro paese.

Roger Deakin